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I (Linked) Open Data per la Circular Economy

nel mese di maggio 2022 il partenariato DYDAS ha collaborato alla realizzazione della CIRCULAR ECONOMY WEEK IN ALBANO LAZIALE, una settimana di eventi (dal 17 al 20 maggio) sull’economia circolare e sulla valorizzazione dei rifiuti organici partendo dalle buone pratiche e dai progetti pilota in corso (progetto HOOP e progetto SCALIBUR) presso il Comune di Albano Laziale.

In particolare, sotto l’egida del #OpenGovWeek il 19 maggio si è svolto il “Laboratorio digitale per articolare strategie di bioeconomia circolare” organizzato da ANCI Lazio in collaborazione con UCSA – Ufficio Comune per la Sostenibilità Ambientale e con il supporto metodologico dedicato ai processi partecipativi, di Science for Change (Spagna).

Un evento realizzato in sinergia con i progetti SCALIBUR, HOOP (H2020) e DYDAS (CEF-TELECOM) e preparatorio al Road to Hackathon 2022: ECONOMIA CIRCOLARE E GIOVENTU’ promosso da UCSA.

In tale ambito è stato molto apprezzato l’intervento dal titolo “I (Linked) Open Data per la Circular Economy” cura di Silvia Mazzini, Tech PM & Linked Data expert c/o Almawave.

Intervento a cura di Silvia Mazzini, Tech PM & Linked Data expert c/o Almawave

Silvia Mazzini ha spiegato che, operando in un’azienda come Almawave, un’azienda italiana leader nell’intelligenza artificiale e nell’analisi del linguaggio naturale, e operante a livello internazionale, le soluzioni innovative, soprattutto per le Pubbliche amministrazioni ma anche per i privati, fanno leva sulla gestione dei dati.

Tale webinar è stato un’occasione per trasferire ai circa 60 giovani collegati e interessati al laboratorio propedeutico UCSA per l’Hackathon 2022: GIOVANI ED ECONOMIA CIRCOLARE, alcuni esempi e informazioni circa l’importanza dell’analisi dei dati nella trasformazione digitale e soprattutto e in particolare nell’ambito dell’economia circolare.

In Almawave si riusano dati per fare analisi quantitativa, qualitativa, link analysis, ma anche per monitorare e capire il linguaggio naturale. Per addestrare le macchine alla comprensione del linguaggio naturale…

Ma sostanzialmente perché sono tanto importanti i dati?

Silvia Mazzini ha spiegato come fu proprio grazie a Timothy John Berners-Lee (Londra, 8 giugno 1955), informatico britannico, insignito del premio Turing 2016, e co-inventore insieme a Robert Cailliau del World Wide Web, noi oggi riusciamo a navigare dappertutto e possiamo essere sempre connessi alla rete virtuale. Tim Berners-Lee dopo aver inventato il web ha voluto fare qualcosa di più, ha ideato il web semantico per migliorare la comunicazione tra utenti del Web e macchine. Si tratta del web a cui stiamo pian piano approdando, un web fatto di dati interconnessi per avere risposte sempre più efficaci. L’interpretazione del linguaggio, delle domande dei motori di ricerca, sono il grande miracolo permesso da questo grafo di conoscenza che viene fuori attraverso l’interconnessione dei vari puntini, quindi dei vari dati che sono immersi nel web e che rappresentano i tantissimi dati inseriti online.

Cosa si può fare con questi dati? Tim Berners-Lee quando ha fatto il talk sul TED che vi invito a vedere, disse “Raw data now” (TED del 2016: https://www.ted.com/talks/tim_berners_lee_the_year_open_data_went_worldwide?language=so) , spingeva tutti gli enti pubblici, le aziende, i privati ad aprire i propri dati e pubblicarli sul web[1] i dati grezzi. Perché? Perché con i dati grezzi si possono generare molte soluzioni. È così che prendono vita gli Open Data. I dati aperti in prima battuta sono dati a cui l’utente finale, il cittadino, lo studente, lo studioso, il ricercatore, può accedere liberamente e riusarli per fare ricerca, analisi, statistiche, visualizzazioni grafiche.

Oggi, per esempio, sul sito dell’ISTAT, troviamo una sezione dedicata ai dati aperti ed è possibile scaricare tutte le tabelle che ci interessano per costruirvi delle info-grafiche. Ma ci sono tantissime pubbliche amministrazioni che oggi per legge pubblicano dati aperti e li pubblicano anche molto bene e ciascun cittadino può andare a cercare e scaricare questi dati per sviluppare delle analisi che più interessano.

I dati devono essere sempre corredati da una serie di informazioni, di metadati, che sono poi collezionati a livello nazionale, nel sito https://dati.gov.it/ che è il portale nazionale dove vengono raccolti tutti i dati aperti.

Parallelamente esiste anche un sito europeo dove vengono trasferiti questi dati https://data.europa.eu/en dove si collezionano i dati a livello europeo.

Sono tutti dati Open, con licenza aperta e disponibili in formato strutturato. Poi abbiamo un gradino in più rappresentato dai Linked Open Data – che sarebbe utile che tutti pubblicassero – poiché non tutti ancora lo fanno, e sono quei dati che oltre ad essere aperti in formato Open, sono anche semanticamente correlati, cioè riescono a costruire il famoso grafo di conoscenza che usa già Google per esempio, (google ne ha uno suo, proprietario) e che consente di connettere informazioni, e quindi anche di fare deduzioni e ragionamenti. La macchina, attraverso questi dati che sono Linked, riesce a fare del reasoning e quindi riesce a dedurre nuova conoscenza, nuovo patrimonio informativo, totalmente dedotto. Da qui è facile immaginare il grandissimo potenziale che si può raggiungere utilizzando queste tecnologie che sono già a disposizione.

Come si inseriscono gli Open Data nell’economia circolare? La Commissione Europea, già da un paio di anni ha adottato un piano d’azione per l’economia circolare, dove vengono previsti degli obiettivi che sono da raggiungere proprio perché rappresentano la strategia per il futuro riguardo l’economia circolare. Alla base di tale Piano vi è un processo decisionale, basato sui dati. Quindi le informazioni che sono fornite attraverso gli Open Data pubblicati, non fanno altro che migliorare il processo decisionale verso un uso efficace delle risorse. Verso il riuso delle risorse e verso tutta una serie di domande e di offerta che possono essere utilizzati proprio finalizzandoli all’economia circolare.

Nel Piano vengono individuati 3 esempi, in cui gli Open Data hanno un impatto importantissimo per l’economia circolare:

Il primo è la “Creazione di un sistema alimentare più sostenibile”, ovvero risolvere problemi legati all’efficienza della logistica, al trasporto degli alimenti. Quindi le condizioni in cui questi alimenti vengono trasportati, le temperature, le particolari necessità di cui determinati alimenti hanno bisogno, per es. se c’è bisogno di acqua e tutta una serie di efficientamento di processi connessi alla catena di miglioramento della catena alimentare.

Altro punto importantissimo è la “Gestione efficiente delle risorse e ottimizzazione dei rifiuti”. Possiamo per esempio immaginare come attraverso un sistema di georeferenziazione che monitora la presenza di cassonetti e di isole ecologiche, si possa migliorare sia la vita del cittadino che deve andare a conferire la spazzatura in posti precisi e puntuali, sia anche operare per ottimizzare gli stessi sistemi di stoccaggio dei rifiuti attraverso l’utilizzo di strumenti di questo tipo.

La riduzione dell’inquinamento è il terzo punto.

A chiusura del suo intervento, Silvia Mazzini ha illustrato tre esempi concreti dell’utilizzo di Open Data per l’economia circolare, attraverso tre App, ovvero:

SMARTCHAIN, un progetto che si occupa di SOSTENERE LE FILIERE ALIMENTARI CORTE E COLLABORATIVE.

ECOCITY, un App per monitorare i rifiuti e in grado di fornire tutte le informazioni sulla raccolta differenziata e il decoro urbano.

CIRCULARITY.ID, un progetto particolarmente degno di nota perché riguarda la moda e impone uno standard Open Data per tutti i prodotti che riguardano i tessuti, la moda e i prodotti che riguardano il settore fashion, puntando al riuso e al riciclo.


[1] (TED del 2009 con Tim Berners-Lee: https://www.youtube.com/watch?v=OM6XIICm_qo)